Centro di Iniziative per la Verità e la Giustizia, settembre 2015

 

Per Simona è diverso, lei ha vissuto gran parte della sua vita in Israele: “Finché sei bambino sei abbastanza protetto: noi siamo sempre i bravi e loro sono sempre i cattivi. [...] Io e mio marito abbiamo scelto di non stare li perché ogni giorno è un grande dolore. [...] Nè avevamo voglia di vedere nostra figlia educata in quel modo da scuole funzionali alla macchina di propaganda. Ogni tanto torniamo a trovare le nostre famiglie, ma non spesso, perché quando andiamo lì ci sentiamo sempre molto male”.
Partecipare alle manifestazioni o far parte di associazioni sono solo alcuni dei modi di reagire. Marco si è spinto oltre salpando con Estelle, nave della Freedom Flotilla, alla volta di Gaza. “Estelle è stata un qualcosa di brillante. Innanzi tutto la barca a vela. È una barca che parte dalla Finlandia e tocca porti in Svezia, Norvegia, Francia, Spagna, Italia e che parla a tutti e che si presenta come una barca europea, come un ottimo esempio di Europa. Estelle è stata una gigantesca presa per i fondelli di questi ridicoli israeliani sionisti. Trenta persone a bordo di una nave di cui 12 chiaramente e nettamente vecchi. Vecchi: dagli 80 anni del canadese ai 65 anni che ho io. Hanno messo in campo 5 navi e 2 elicotteri. Io ho fatto il calcolo: 2000 uomini in mare e 3-400 a terra per 30 persone. Se arrivava una barca con trenta persone in Italia c’erano 2 della guardia costiera disarmati e magari 2 carabinieri che salivano a bordo.  Ridicolo. Ridicoli. E poi i loro interrogatori. Personaggi ridicoli. Avevano i dati di tutti, ero l’unico che non conoscevano a bordo. Quando sono arrivati gli uomini dello Shin Bet non sapevano che fossi ebreo, sono cascati dalle nuvole, è stata una cosa divertentissima. [...]”.