Roma, 26 febbraio 2016

Carissimi compagni, carissime compagne,

vi ringrazio di cuore per l'invito. Speravo di potervi raggiungere per portarvi, di persona, un caloroso saluto in nome della rete ECO – rete Ebrei Contro l'Occupazione, di cui faccio parte.

L'occupazione della Palestina, s'intende. Tengo a precisarlo, a scanso di equivoci, perché qualche tempo fa, in una manifestazione, qualcuno espresse perplessità pensando che fossimo contrari al lavoro e a favore della DISoccupazione...  

Speravo di potervi raggiungere ma purtroppo non mi è stato possibile. Approfitto quindi dei mezzi elettronici, ma soprattutto della buona volontà degli organizzatori per farvi recapitare questo nostro saluto.

So che tratterete oggi di molti temi caldi e importanti – tra cui il sempre più tragico e più complesso scenario internazionale, il progetto Memoria nelle scuole del vostro Municipio, il ruolo dell'ANPI, e forse anche l'oramai vicino 25 Aprile, con tutte le sue problematiche.

Tutto questo mi riporta alla mente una riflessione sulla Memoria che lessi un mesetto fa in un articolo dedicato, appunto, alla Giornata della Memoria. La riporto parafrasando e probabilmente anche reinterpretando visto che purtroppo non mi ricordo più né dove l'ho letto quell'articolo né chi l'ha scritto.

Ora, la triste premessa è che a 70 anni dalla Liberazione siamo all'idolatria: riti e commemorazioni un po' ovunque, ma nella pratica il Fascismo e il razzismo avanzano, i conflitti nel mondo pure, e di conseguenza aumenta anche il numero dei profughi, che ancora una volta vengono spesso respinti. Non abbiamo imparato nulla, in pratica.

La Giornata della Memoria addirittura è stata controproducente, anche perché celebrata negli anni come se le uniche vittime del nazifascismo fossero stati gli ebrei e l'unico crimine del nazifascismo fosse stato l'antisemitismo. “Roba da ebrei”, insomma.

Il 25 aprile, invece, si è tramutato per molti italiani nella commemorazione della liberazione dal nazismo – una forza esterna – dimenticando la nostra parte: il Fascismo. Dimenticando l'introspezione – il fatto che tutte le società umane, anzi - tutti gli esseri umani, rischiano sempre di cader preda di ideologie totalizzanti e pericolose.
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C'è molta stanchezza di questi argomenti, indifferenza, banalizzazione, e persino strumentalizzazione.

Qual è quindi il miglior modo per ricordare le atrocità della guerra e la Liberazione dal nazifascismo? - si interrogava l'autore. Non attraverso commemorazioni rituali, rispondeva, ma applicandone i valori alla realtà odierna: accogliendo i profughi e gli immigrati, per esempio, lottando per i diritti dei Rom, e appoggiando nel quotidiano i diritti, la parità e la dignità di tutti gli esseri umani. Ovunque. Da parte nostra, come Rete ECO, aggiungiamo: senza farsi intimidire da strumentalizzazioni delle tragedie del passato.

 

Grazie ancora e buon lavoro!