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- Written by Bruno Segre
- Category: Dissidenza ebraica
16 aprile 2018
... lo Stato d’Israele compirà 70 anni. Se per molti ebrei la memoria del maggio ‘48 sarà quella di una rinascita portentosa dopo la Shoà e un’oppressione subita per molti secoli, i palestinesi vivranno lo stesso passaggio storico ricordando con ira e umiliazione la , la “catastrofe”: famiglie disperse, esistenze spezzate, proprietà perdute, il tragico inizio dell’esodo di una popolazione civile di oltre settecentomila persone.
Molto problematica è in particolare oggi la situazione di Gerusalemme, città che Israele, dopo averne annesso la parte orientale, celebra come “capitale unita, eterna e indivisibile”. Tale statuto, oltre a non essere riconosciuto dalla stragrande maggioranza dei governi mondiali, secondo i dettami dell’accordo di Oslo del 1993 doveva essere oggetto di negoziati fra le parti in causa. Gerusalemme Est resta quindi, secondo le norme internazionali, una città occupata con i suoi 230.000 ebrei che vi abitano in aperta violazione delle suddette norme.
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- Written by Joseph Halevi
- Category: Dissidenza ebraica
rproject
recensione a: Ilan Pappé Ten Myths About Israel London: Verso 2017, pp. 171
Un paese che si basa sulla pulizia etnica e sulla colonizzazione permanente non può essere definito democratico. In verità nessuna entità statuale ove é in atto una colonizzazione a scapito della popolazione autoctona é definibile come democratica: si veda il caso dell’Australia ove fino al 1967 gli aborigeni, già violentemente decimati durante il diciannovesimo secolo, non venivano nemmeno contati nei censimenti. Eppure l’Australia era considerata una fiorente democrazia, il che significa che il termine è perfettamente malleabile a piacere senza un valore universale.
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- Written by Michele Giorgio
- Category: Dissidenza ebraica
January 10, 2018
Parla Ariel Gold, direttrice di Code Pink, una delle 20 organizzazioni legate al movimento del Bds inserite nella lista nera annunciata domenica dal ministro israeliano degli affari strategici Gilad Erdan
Foto tratta dal sito di Code Pink (http://www.codepink.org)
il Manifesto
Gerusalemme, 10 gennaio 2018, Nena News – Ha risposto subito alla nostra mail Ariel Gold, direttrice di Code Pink, organizzazione statunitense di donne che si batte contro la guerra e il militarismo americano. Da anni Code Pink porta avanti una campagna incessante contro l’impiego dei droni e di denuncia dell’uccisione di migliaia di civili in Asia e Medio Oriente da parte degli Usa nella cosiddetta “guerra al terrorismo”. In Medio oriente Code Pink chiede giustizia, libertà e diritti umani per i palestinesi sotto occupazione israeliana. «Siamo sconvolti ma non sorpresi – scrive Ariel Gold al manifesto – del rilascio da parte di Israele di una lista nera di organizzazioni che sostengono il movimento Bds per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni in nome dei diritti dei palestinesi». Gold è una ebrea e la sua famiglia vanta una storia antica e importante – è una discendente del rabbino Joseph Karo autore nel XIV secolo del “Shulchan Aruch” – ma è anche un’antisionista e oppositrice delle «politiche repressive di Israele nei confronti dei palestinesi». Un anno fa, racconta, mentre a Hebron denunciava la condizione di migliaia di palestinesi nella zona H2 della città fu aggredita da alcuni coloni israeliani che le urlarono di «andare ad Auschwitz».
Read more: OPINIONE. «Israele precipita nel razzismo e nell’estremismo di destra»
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- Written by Ben Ehrenreich
- Category: Dissidenza ebraica
The Nation, December 24, 2017
Ahed Tamimi is escorted at a military court near Jerusalem, December 20, 2017. (AP Photo / Oren Ziv)
Israeli settlers had confiscated a spring in the valley between the village and the settlement of Halamish, and Nabi Saleh had joined a handful of other villages that chose the path of unarmed resistance, marching to protest the occupation every Friday, week after week [....] They kept racking up losses, and kept marching, every Friday, to the spring. They almost never got close. Most Fridays, before they reached the bend in the road, soldiers stopped them with tear gas and sundry other projectiles. The army came during the week too, usually before dawn, making arrests, searching houses, spreading fear, delivering a message that got clearer each time: your lives, your homes, your land, even your own and your children’s bodies—none of it belongs to you.
Read more: Ahed Tamimi Has Become the Symbol of a New Generation of Palestinian Resistance
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- Written by Ofer Aderet
- Category: Dissidenza ebraica
Haaretz, Oct 30, 2017
A picture released on September 15, 1948 shows Palestinian refugees returning to their village after its surrender during the Arab war against the proclamation of the State of Israel. AFP
In 1921, four years after the Balfour Declaration promised to establish a “national home for the Jewish people” in the Holy Land, Yosef Castel, a well-known public figure in Jerusalem, prepared an alternative version of the declaration. It also centered on establishing a national home, but for two peoples, Jewish and Arab, rather than one.
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