Approvati e comunicati nel corso della notte i provvedimenti decisi dal gabinetto di sicurezza israeliano. “Sono punizioni collettive contro tutti i palestinesi di Gerusalemme”, denuncia il centro arabo per l’assistenza legale Adalah.
Gerusalemme, Porta di Damasco
AGGIORNAMENTI
ore 19.30 – Israele costruirà una nuova barriera lungo il confine con la Striscia di Gaza
L’esercito israeliano ha fatto sapere di essere in procinto di sostituire la recinzione che separa Israele dalla Striscia di Gaza con una barriera di 62 km simile a quella che corre lungo la frontiera con l’Egitto. L’attuale recinzione è stata più volte aperta durante le proteste dei gazawi degli ultimi giorni
ore 18.00 – Secondo palestinese ucciso dalla polizia alla stazione dei bus di Gerusalemme dopo accoltellamento
Un palestinese è stato abbattuto dalla polizia israeliana dopo aver accoltellato una donna israeliana di 70 anni davanti alla stazione centrale degli autobus di Gerusalemme. Lo riferiscono i media arabi e il portale Ynet
ore 17.00 – Identificato il giovane ucciso a Gerusalemme
Si tratta di Basel Sidr, 20 anni, originario del villaggio di Qaizun, a Hebron. E’ stato ucciso davanti la Porta di Damasco dalla polizia israeliana. Secondo testimoni stava scendendo di corsa le scale e non si è fermato allo stop intimatogli dai poliziotti. Secondo la polizia stava per compiere un accoltellamento.
ore 15.40 – Un palestinese ucciso a Gerusalemme
Un palestinese sarebbe stato ucciso dalla polizia israeliana pochi minuti fa alla Porta di Damasco, ingresso alla Città Vecchia di Gerusalemme, in un tentativo di accoltellamento. Se confermato, le vittime palestinesi dal primo ottobre salirebbero a 32, 7 quelle israeliane.
ore 14.30 – Governo Israele: i corpi dei responsabili di attacchi saranno sepolti in segreto
Tra le misure decise ieri sera dal gabinetto della sicurezza, il governo israeliano ha deciso di non restituire più ai familiari i corpi dei palestinesi uccisi dopo aver commesso attacchi. Saranno sepolti in segreto per evitare funerali di massa e conseguenti proteste, fa sapere il governo.
ore 14.15 – In migliaia ai funerali di Moataz Zawahre, 27enne del campo profughi di Dheisheh
In migliaia hanno preso parte questa mattina ai funerali del 27enne Moataz Zawahre, del campo profughi di Dheisheh, ucciso ieri dall’esercito israeliano che lo ha colpito al petto con una pallottola durante scontri a Betlemme. Stava prendendo parte alle proteste per quanto sta accadendo a Gerusalemme ed è stato ucciso mentre lanciava pietre verso il muro. A seguire una galleria fotografica con immagini dei funerali (Foto: Chiara Cruciati/Nena News)
ore 11.45 – Giovane ferito gravemente dai soldati israeliani negli scontri a Hebron. Mezzaluna Rossa Palestinese: oltre 400 feriti negli scontri di ieri nei Territori occupati
Tredici palestinesi sono stati feriti dal fuoco vivo, 84 da proiettili di gomma e 229 dai gas lacrimogeni in Cisgiordania, tra cui un giovane ferito gravemente al petto negli scontri a Hebron, mentre 18 sono stati colpiti da fuoco vivo e 43 da proiettili di gomma nella Striscia di Gaza. E’ il bilancio, diffuso stamane dalla Mezzaluna Rossa palestinese, sugli scontri e le manifestazioni che ieri, per il dodicesimo giorno consecutivo, si sono susseguite in alcuni centri dei Territori palestinesi occupati, come Nablus, Betlemme e Hebron in Cisgiordania e Beit Hanoun e il campo profughi di al-Bureij nella Striscia di Gaza. Secondo i dati della Mezzaluna Rossa, il totale dei palestinesi feriti dall’esercito israeliano nei Territori occupati dal primo ottobre è salito a 3.730.
ore 11 – Insediamenti israeliani chiusi ai lavoratori palestinesi
Porte chiuse ai braccianti e ai manovali palestinesi per tutta la giornata di oggi, in alcuni casi fino alla fine della settimana. E’ la decisione presa nella notte dai leader di alcune delle colonie illegali della Cisgiordania, dal blocco di Gush Etzion alle città-insediamento di Ariel, Maale Adumime Beitar Illit per “proteggere le comunità dai possibili attacchi” da parte di palestinesi, attacchi che però non si sono mai verificati nelle ultime due settimane negli insediamenti. Come informa il Jerusalem Post, alcune delle comunità hanno detto che avrebbero riconsiderato la decisione “che colpisce pesantemente il settore edile, basato principalmente su lavoratori palestinesi”.
ore 10.30 – 21 palestinesi arrestati in Cisgiordania, coloni attaccano villaggio palestinese vicino Hebron
Nei raid effettuati nella notte dall’esercito israeliano in Cisgiordania sono stati arrestati 21 palestinesi, di cui “15 sospettati di attività terroristiche e partecipazione a rivolte violente”. Lo ha reso noto il portale Ynet. Abitanti palestinesi del villaggio di Jabal Jalis, a est di Hebron, hanno invece denunciato gli attacchi alle loro case subiti dai coloni dell’avamposto illegale di Givat Gal, che avrebbero aperto il fuoco su alcune abitazioni del villaggio. Lo riporta il portale Maan News.
ore 9.30 – Kerry presto in Medio Oriente per riprendere i “colloqui di pace”: “Frustrazione palestinese è alimentata da aumento costruzioni in Cisgiordania”
Un viaggio in Medio Oriente per “provare a calmare la violenza tra Israeliani e Palestinesi” e per “spostare la situazione lontano dal precipizio”. E’ l’annuncio fatto ieri sera dal segretario di Stato Usa John Kerry che, parlando dell’escalation di violenza in Israele e nei Territori palestinesi occupati ha ricordato che “l’obiettivo degli Stati Uniti nella regione è la soluzione a due stati” la quale potrebbe “essere portata via a tutti” se la violenza dovesse andare fuori controllo. Kerry ha inoltre invitato tutti a “evitare dichiarazioni provocatorie” che potrebbero “infiammare ulteriormente le tensioni”.
ore 8.30 – Scattano le nuove misure approvate dal governo israeliano
Annunciate dal premier Netanyahu ieri alla Knesset dopo gli attacchi palestinesi a Gerusalemme che hanno ucciso tre israeliani, le nuove misure sono state approvate dal gabinetto di sicurezza e comunicate nel corso della notte. La polizia sarà autorizzata a “imporre la chiusura di interi quartieri palestinesi di Gerusalemme dove avverranno scontri con le forze dell’ordine”. Quartieri che saranno sorvegliati anche da unità del’Esercito. Altre 300 guardie private verranno messe in campo a presidio del trasporto pubblico. E’ inoltre prevista la revoca del diritto di residenza a Gerusalemme per i palestinesi responsabili di attacchi, la demolizione delle loro case e la confisca delle loro proprietà. Questi provvedimenti riscuotono il sostegno dell’opinione pubblica israeliana e anche del leader dell’opposizione laburista Isacc Herzog che da giorni attacca Netanyahu da destra. Non mancano le critiche. Il centro per i diritti umani Adalah denuncia le decisioni prese come “punizioni collettive contro tutti i palestinesi di Gerusalemme”. Avshalom Peled, il vice capo della polizia, afferma che non è giusto colpire tante persone. Il gabinetto di sicurezza israeliano si riunirà di nuovo oggi per discutere ulteriori misure.
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– Il Manifesto
Gerusalemme, 14 ottobre 2015, Nena News – La mattinata di violenze che ieri ha insanguinato Gerusalemme getta benzina sul fuoco del conflitto. Sull’onda degli attacchi nella Città Santa, il premier Netanyahu ha annunciato «misure aggressive»: esercito nei centri città, quartieri palestinesi di Gerusalemme Est circondati da forze di sicurezza, demolizione delle case dei responsabili di attacchi entro pochi giorni e ritiro del diritto alla residenza (i palestinesi di Gerusalemme non sono considerati cittadini israeliani) alla famiglia dell’aggressore. Misure, le ultime, vietate dal diritto internazionale perché forme di punizione collettiva e subito messe in pratica: ordini di demolizione sono stati spiccati contro le case di cinque palestinesi responsabili di attacchi nei giorni scorsi.
Ma Netanyahu guarda oltre: il prezzo degli attacchi non sarà pagato solo «dai terroristi», ma anche dai complici, «chi li incita». Ovvero l’Anp. Il premier punta sul presidente Abbas: «Basta dire bugie, basta istigare», ha tuonato prendendosela con una leadership debolissima, in silenzio da giorni, lontanissima dalla base.
Fuori intanto è guerra: ieri due palestinesi, Bilal Ghanen di 23 anni e Baha Elayyan di 22 sono entrati in un autobus israeliano nel quartiere di Armon Hanatziv a Gerusalemme. Brandendo un coltello e una pistola hanno ferito 10 israeliani e ucciso un uomo di 60 anni e una donna di 45. L’intervento della polizia li ha fermati: sono morti sotto i colpi degli agenti. Poco prima un 50enne palestinese, Alaa Abu Jamal, ha investito con l’auto il 60enne israeliano Yeshayahu Kirshavski, uccidendolo. Mentre tentava la fuga è stato colpito da una guardia privata ed è morto. Nel pomeriggio un quarto palestinese è stato ucciso a Betlemme dall’esercito israeliano: Moataz Zawahre, 27 anni, del campo profughi di Dheisheh è stato centrato al petto da una pallottola.
Netanyahu ha bisogno di mostrare il pugno di ferro, punzecchiato da ogni seggio della Knesset e dai colleghi di governo: il ministro della Pubblica Sicurezza Erdan ha proposto la semplificazione delle procedure per poter ottenere licenze di porto d’armi, così da militarizzare ulteriormente i civili, mentre la vice ministro degli Esteri Hotolevy ha chiesto il blocco dei fondi all’Anp, colpevole – secondo Tel Aviv – di aver ordito gli attacchi tanto da «aver perso il diritto di esistere».
Non tacciono le opposizioni: il leader laburista Herzog ha suggerito «un’aggressiva guerra militare, la chiusura del Monte del Tempio [la Spianata] e dei quartieri palestinesi di Gerusalemme»; e l’ex ministro degli Esteri Lieberman ha proposto la reintroduzione del governo militare nel Triangolo (zona abitata per lo più da palestinesi israeliani) e nella Città Santa, come fu nel decennio successivo al 1948.
Non sono mancati scontri in Cisgiordania e a Gaza: proteste a Betlemme, Qalandiya e nella Striscia dove 200 manifestanti hanno marciato verso il valico di Erez. I soldati hanno aperto il fuoco ferendone 5. Nelle stesse ore 20mila palestinesi scendevano in piazza a Sakhnin, città araba in Israele, a difesa di al-Aqsa e Gerusalemme.
A preoccupare è anche la reazione della base israeliana, preda di una paranoia esplosiva. Ieri si sono ripetute aggressioni contro palestinesi, da Haifa a Tel Aviv, con gruppi di israeliani che convinti di aver di fronte potenziali aggressori hanno picchiato per primi. Ieri a Kiryat Ata un israeliano ebreo è stato ferito in un accoltellamento perpetrato da un altro israeliano, convinto che la sua vittima fosse un palestinese. Una caccia alle streghe giustificata dalla paura che il governo ha coltivato. Si gira armati pronti a farsi “giustizia” preventiva: aggressioni nei villaggi palestinesi in Cisgiordania e tentativi di linciaggio in Israele.Un’atmosfera che ha spinto gruppi palestinesi a pubblicare vademecum per evitare di essere aggrediti: non mettete le mani in tasca, fermatevi subito se ordinato da agenti, non indossate giacche.
Nel silenzio assordante della politica, il popolo palestinese è solo, incapace di fronteggiare la disperazione di chi si fa ammazzare pur di compiere un accoltellamento. E se la Cisgiordania reagisce come fa da anni, con lancio di pietre e manifestazioni, è nella Città Santa che avvengono gli attacchi individuali, a Tel Aviv: una moltitudine di persone senza identità, mai trattate come israeliane e ormai dimenticate dalla leadership palestinese. Nena News
http://nena-news.it/gerusalemme-dopo-attacchi-scattano-nuove-misure-adalah-sono-punizioni-colletive/