January 17, 2018
Secondo un ufficiale americano, dei 125 milioni di dollari dati dagli statunitensi all’Agenzia dell’Onu, Washington ne tratterrà 65. Tel Aviv festeggia, condanna da parte palestinese: “Decisione figlia delle istruzioni di Netanyahu”
Foto Unrwa
Roma, 17 gennaio 2018, Nena News – Dalle minacce di due settimane fa ai fatti: gli Usa tratterranno 65 milioni di dollari destinati all’Unrwa, l’Agenzia Onu creata nel dicembre 1949 per fornire assistenza ai palestinesi fuggiti o cacciati dalla Palestina storica durante la guerra che ha portato alla nascita dello Stato d’Israele.
A dirlo alla Reuters è stato ieri un ufficiale statunitense che ha preferito restare anonimo. Secondo il funzionario americano, “bisogna rivalutare il modo in cui l’Unrwa opera e come è fondata”. “Senza i finanziamenti che noi forniamo oggi, le sue operazioni sono a rischio e potrebbe chiudere – ha dichiarato – I soldi forniti dagli Usa impediranno che ciò accada nell’immediato futuro”. Sì perché in base a quanto dichiarato ieri, dei 125 milioni di dollari che gli Usa danno all’agenzia Onu, verranno forniti d’ora in poi solo 60. Il resto, ha spiegato, “sarà trattenuto per future considerazioni”.
Le dichiarazioni dell’ufficiale – non ancora confermate ufficialmente –quantificano nei fatti le minacce fatte dal presidente americano Trump lo scorso 2 gennaio quando, con un suo tweet, il leader statunitense aveva accusato i palestinesi di non rispettare gli Usa nonostante i “cospicui” finanziamenti americani. Trump ha più volte ribadito che le riduzioni di denaro avranno luogo finché l’Autorità palestinese si rifiuterà di negoziare con Israele. E i tagli avanzati ieri dal funzionario vanno letti proprio all’interno di questo contesto: due giorni fa il presidente Abbas aveva usato parole dure contro il piano di pace di Trump (definito “lo schiaffo del secolo”) e aveva annunciato la fine del processo di Oslo.
La minaccia Usa paventata da tempo e quantificata ieri è musica per le orecchie del governo israeliano: la scorsa settimana il premier Benjamin Netanyahu non ha usato giri di parole quando ha detto che l’agenzia Onu “deve scomparire dalla faccia della terra”. Conscio della profonda vicinanza con Trump, Netanyahu ostenta sicurezza: parlando oggi alla stampa ha affermato che “l’ambasciata Usa si trasferirà [a Gerusalemme] molto più velocemente di quello che voi pensate. Certamente in un anno”.
Non ha nascosto la sua gioia per i tagli americani l’ambasciatore israeliano all’Onu, Danny Danon. Per Danon, infatti, “il tempo dell’assurdità è finito”. “L’Urwa si dimostra da tempo un’agenzia che utilizza male l’aiuto umanitario fornito dalla comunità internazionale perché sostiene la propaganda anti-israeliana perpetuando il dolore dei rifugiati palestinesi e incoraggiando l’odio”. “Solo l’anno scorso – ha aggiunto – i loro ufficiali sono stati eletti nella leadership di Hamas, le loro scuole hanno negato l’esistenza d’Israele e i tunnel del terrore sono stati scavati sotto le loro strutture”.
Di tutt’altro tono è la reazione dell’Agenzia Onu che con il suo Commissario generale Pierre Krahenbuhl ha fatto sapere che i tagli minacceranno la sicurezza regionale, così come “la dignità e la sicurezza di milioni di palestinesi”. Stizzita è anche la reazione palestinese che con Hanan Ashrawi del Comitato esecutivo dell’Olp ha condannato la decisione americana figlia, si legge in una nota, “delle istruzione di Netanyahu”. Agendo così, ha aggiunto Ashrawi, l’amministrazione Trump sta colpendo i palestinesi più vulnerabili “privando i rifugiati del diritto all’istruzione, alla salute, al riparo e ad una vita dignitosa”.
Di “devastanti conseguenze” per centinaia di migliaia di persone ha parlato invece il Norwegian Refugee Council (Nrc), ong che si occupa di rifugiati. “Speriamo che Washington e il Congresso agiscano impedendo l’implementazione di questi tagli politici prima che i lori effetti si diffondano in Medio Oriente” ha detto il Segretario generale di Nrc Jan Egeland. “Nel frattempo – ha affermato Egeland – invitiamo tutti i paesi donatori a stare con l’Unrwa e con i rifugiati palestinesi e a coprire il consistente vuoto [economico] lasciato dall’amministrazione Usa”. Kenneth Roth, direttore esecutivo dell’ong Human Rights Watch ha detto che Trump “sta mantenendo in ostaggio di agende politiche i bisogni umanitari dei bambini palestinesi”.
“Molto preoccupato” per la possibilità di una riduzione dei finanziamenti è il Segretario dell’Onu Antonio Guterres che ha però aggiunto di non essere a conoscenza di alcun cambiamento americano riguardo ai fondi da destinare all’Unrwa. “I servizi forniti dall’Agenzia – ha detto Guterres ai giornalisti – sono di estrema importanza non solo per il benessere di queste popolazioni [dell’area], ma anche un fattore importante di stabilità”.
I 65 milioni di dollari che gli Usa dovrebbero trattenere potrebbero avere conseguenze molti gravi per un’Agenzia già da tempo a corto di denaro. Una crisi economica che è palese nelle decine di insegnanti licenziati tra Gerusalemme e la Cisgiordania e dei circa 100 lavoratori dei 13 campi profughi in Giordania che hanno perso il posto di lavoro. Secondo quanto riporta il quotidiano israeliano Ha’Aretz, vistasi a corto di denaro, l’Agenzia Onu avrebbe infatti già anticipato una serie di riduzione di personale anche in vista della futura perdita di finanziamenti da parte di Washington.
Secondo la stampa giordana, l’Unrwa avrebbe deciso di ridurre le spese a causa di un deficit di 174 milioni. I tagli annunciati hanno già avuto i primi effetti: ieri decine di insegnanti palestinesi licenziati hanno manifestato di fronte agli uffici dell’Agenzia a Gerusalemme est denunciando le decisioni messe in campo dall’ente internazionale. Ma sul piede di guerra sono anche i lavoratori che hanno perso il lavoro in Giordania e che operano per lo più come custodi, guardie di sicurezze e gestione del personale all’interno delle scuole dell’Agenzia. In alcuni campi rifugiati il 50% dei lavori sono già stati eliminati. In ristrettezze economiche, l’Unrwa prova a difendersi: le riduzioni, fa sapere, riguarderanno solo i lavoratori temporanei e non coinvolgeranno le famiglie bisognose. Parole che non tranquillizzano centinaia di migliaia di palestinesi la cui vita dipende dalle attività dell’Agenzia. Nena News
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