Daily Mail, 14 February 2016

Referring to some of the warring sects, Yaalon added: "We should realise that we are going to see enclaves - 'Alawistan', 'Syrian Kurdistan', 'Syrian Druzistan'. They might cooperate or fight each other."

Secondo fonti dell’opposizione siriana tre razzi avrebbero centrato obiettivi a Jabal Al-Maneh sulla strada che conduce a Daraa distruggendo strutture militari e depositi di munizioni ed esplosivi.

airattack

Roma, 18 febbraio 2016, Nena News – Il governo siriano e, attraverso la sua tv al Manar, il movimento sciita Hezbollah hanno smentito un attacco aereo da parte dell’aviazione israeliana  che sarebbe avvenuto ieri sera alla periferia meridionale di Damasco.

“Se il rischio di uno scontro reale non è probabile, è comunque possibile per una serie di ragioni. In primo luogo il ruolo di Turchia e Arabia saudita”, dice l’analista palestinese Mouin Rabbani

Siria

 – Il Manifesto

Roma, 20 febbraio 2016, Nena News – Interessi regionali e globali si sovrappongono e fanno risuonare i tamburi di guerra. Ma lo scontro, nel campo di battaglia siriano, è davvero inevitabile?

L’oppositore siriano in “tour” in Israele per illustrare il piano per una “zona sicura” a ridosso del Golan per i civili siriani e a difesa dello Stato ebraico. Labwani non contempla la restituzione al suo Paese del Golan occupato dallo Stato ebraico nel 1967

Kamal al Labwani conversa con una soldatessa israeliana (foto Michele Giorgio)

Kamal al Labwani conversa con una soldatessa israeliana (foto Michele Giorgio)

 – Il Manifesto

Gerusalemme, 20 febbraio 2016, Nena News – «Il Golan? Ne faremo un giardino, il Golan sarà un enorme giardino per tutti, per israeliani e siriani. Importante non è il territorio ma la pace e avviare relazioni diverse. Io immagino una confederazione tra i due Paesi. I confini non sono rilevanti». Così, sorridente, Kamal al Labwani, siriano ed esponente dell’opposizione al governo di Damasco, ci ha detto al termine dell’incontro con la stampa organizzato a Gerusalemme per illustrare il suo piano per la creazione di una “zona sicura per i civili” sul versante siriano del Golan occupato da Israele nel 1967.

Haaretz, Feb. 11, 2016

 

As the Syrian tragedy enters its sixth year, the world has plenty of excuses for not putting an end to the carnage.

 

 

They all have good excuses. Obama has said in interviews that he has yet to be shown a credible plan through which an American intervention could improve the situation. Merkel, who to her credit has rather recklessly opened up Germany to hundreds of thousands of refugees, is focused on ensuring stability in Europe and not making the Russians too angry. As John Kerry bluntly harangued a group of Syrian human-rights activists last week, “do you want us to go to war with Russia?”