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- Written by Michele Giorgio
- Category: Politiche israeliane
18 marzo 2015
Il Likud ha conquistato 29 seggi, mentre il rivale Campo Sionista, guidato dal laburista Yitzhak Herzog, solo 24. Lista Araba Unita a 14 seggi. Governo entro due-settimane.
AGGIORNAMENTO ORE 9.15
PALESTINESI: ACCELEREREMO PRATICA DI ADESIONE A CORTE PENALE INTERNAZIONALE
”Diciamo chiaramente che ci rivolgeremo alla Corte penale internazionale dell’Aja, che accelereremo la pratica nei suoi confronti, la porteremo avanti e la intensificheremo”, ha avvertito oggi Saeb Erekat, il negoziatore capo dell’Olp, a commento della vittoria elettorale di Netanyahu e della sua riconferma a capo del governo. “Tutti abbiamo sentito le dichiarazioni di Netanyahu, che cioè non consentirà la costituzione di uno Stato palestinese indipendente e che proseguirà la colonizzazione. La comunità internazionale deve ora sostenere gli sforzi della Palestina, in quanto Paese sotto occupazione, di rivolgersi alla Corte penale internazionale e ad altre istituzioni internazionali”. ——————————————————————————————————————————————————————–
Gerusalemme, 18 aprile 2015, Nena News – Benyamin Netanyahu non ha vinto, ha stravinto le elezioni legislative israeliane. Il suo partito, il Likud, ha conquistato 29 seggi (potrebbero salire a 30 con la conta dei voti dei soldati), mentre Campo Sionista del suo rivale, il laburista Yitzhak Herzog, solo 24.
A questo punto, secondo i media e contro gli exit-poll che ieri sera alla chiusura delle urne avevano dato i due partiti avversari alla pari, Netanyahu è in grado di formare una maggioranza solida con i suoi partner della destra estrema. Il partito centrista Yesh Atid, forte di 11 seggi, peraltro non esclude di entrare nella nuova maggioranza guidata dal Likud e altrettanto potrebbe fare Kalanu (10 seggi), il partito guidato da Moshe Kahlon, rappresentante della cosiddetta destra sociale, al quale qualche giorno fa Netanyahu aveva offerto il ministero delle finanze.
“Sono fiero per la grandezza di Israele, Ora dovremo formare subito un governo nazionalista forte e stabile”, ha detto Netanyahu escludendo definitivamente l’ipotesi di esecutivo di unità nazionale che si era affacciata ieri sera su proposta del capo dello stato Reuven Rivlin. Il vincitore ha già preso contatto con i leader della destra con i quali intende dare vita alla nuova coalizione. Netanyahu potrà contare anche su Yisrael Beitenu, il partito antiarabo del ministro degli esteri Avigdor Lieberman che, dato dai sondaggi fuori dalla Knesset, ha conquistato invece sei seggi. “Per noi è una vittoria”, ha commentato Lieberman “nonostante il tentativo di grandi forze di annientarci. Nessun altro partito sarebbe sopravvissuto a questa battaglia. Non è stata solo una lotta politica, siamo stati di fronte ad un annientamento mirato di un intero gruppo politico. Ci siamo confrontati contro grandi forze. Molti, anche nei media, hanno fatto fronte comune per eleminarci, ma non ci sono riusciti”.
Il terzo gruppo parlamentare alla Knesset sarà la Lista Araba Unita, con ben 14 seggi. Un risultato mai raggiunto che offre alle formazioni politiche che rappresentano la minoranza palestinese (20% della popolazione) in Israele la possibilità di mettere in piedi una opposizione forte all’offensiva, anche legislativa, della destra guidata da Netanyahu contro i cittadini arabi.
Tacciono in queste ore Herzog e l’alleata Tzipi Livni, passati dall’illusione della vittoria all’amarezza di una sconfitta quasi umiliante. Forte delusione anche per il Meretz, la sinistra sionista, che con grande fatica ha superato la soglia di sbarramento conquistando il minimo: quattro seggi. La leader Zahava Galon ha annunciato la sua rinuncia al seggio per permettere l’ingresso nella Knesset a Tamar Zandberg, quinta sulla lista presentata alle elezioni e astro nascente del partitino.
Israele si conferma un Paese di destra, sempre più estrema. I dirigenti dell’Autorità nazionale palestinese, pur senza proclamarlo pubblicamente, avevano sperato nella sconfitta di Netanyahu. Si annunciano ora nuovi scontri diplomatici, subito, a partire dal Primo aprile quando la Palestina entrerà a far parte della Corte Penale Internazionale e potrà chiedere una indagine per crimini di guerra contro Israele. Tra molti palestinesi in ogni caso si riteneva inutile e persino dannosa la vittoria del centrosinistra che, a loro dire, non avrebbe cambiato la situazione sul terreno, ma avrebbe comunque garantito a Herzog e Livni il sostegno dei governi occidentali.
Senza dubbio non brinda alla vittoria di Netanyahu neanche il presidente americano Barack Obama che mantienre rapporti personali molto difficili con il leader israeliano. Noto è lo scontro tra i due riguardo al possibile accordo internazionale sul programma nucleare iraniano. Comunque Obama in questi anni non ha mai fatto mancare a Israele l’appoggio decisivo degli Stati Uniti in diverse importanti circostanze alle Nazioni Unite e in altri ambiti internazionali contro i diritti dei palestinesi. Nena News
http://nena-news.it/israele-netanyahu-stravince-le-elezioni/
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- Written by Editorial Cartoon by Dan Wasserman
- Category: Politiche israeliane
The Boston Globe, March 03, 2015
Read more: The Israeli prime minister identifies an urgent threat
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- Written by Giorgia Grifoni
- Category: Politiche palestinesi
18 mar 2015
Con la vittoria del Likud alle parlamentarie israeliane, la dirigenza palestinese dovrà organizzare al meglio le sue prossime mosse diplomatiche. Se, di fronte alla comunità internazionale, Ramallah può permettersi di denunciare Israele all’Aja, interrompere la sicurezza con Tel Aviv potrebbe rivelarsi un rischio troppo grande
Roma, 18 marzo 2015, Nena News - Se Benjamin Netanyahu, trionfatore a sorpresa delle elezioni parlamentari di ieri, se la ride, altri non se la passano così bene. Non si tratta solo della popolazione palestinese, che ieri si è vista sbandierare pubblicamente dal premier israeliano la verità che tutti, da Jenin a Gaza, ormai conoscono da decenni: uno stato palestinese non vedrà mai la luce finché al potere ci sarà il Likud. Dopo la vittoria della destra ormai apertamente estrema alla Knesset, è soprattutto la leadership palestinese a pagare un prezzo alto: le sue prossime mosse, infatti, saranno più determinanti che mai nel confronto con la potenza occupante. O perlomeno nei confronti della comunità internazionale.
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- Written by Paul Krugman
- Category: Politiche israeliane
The New York Times, March 16, 2015
the political economy of the promised land is now characterized by harshness at the bottom and at least soft corruption at the top. And many Israelis see Mr. Netanyahu as part of the problem. He’s an advocate of free-market policies; he has a Chris Christie-like penchant for living large at taxpayers’ expense, while clumsily pretending otherwise.
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- Written by Michele Giorgio
- Category: Europa, USA etc....
21 mar 2015
Il premier israeliano, fresco di vittoria elettorale, riceverà a fine mese colui che considera il vero presidente degli Stati Uniti d’America, lo speaker della Camera John Boehner, suo stretto alleato. Proprio nel giorno in cui l’Amministazione Usa potrebbe raggiungere l’accordo con Tehran sul nucleare iraniano tanto contestato da Netanyahu. Intanto l’Ue in un rapporto condanna duramente la politica di Israele a Gerusalemme
– Il Manifesto
Gerusalemme, 21 marzo 2015, Nena News – Benyamin Netanyahu va avanti a zig zag e tra il tira e molla sullo Stato di Palestina e le dichiarazioni d’amore per gli Stati Uniti fatte l’altra sera, ha dato un altro schiaffone a Barack Obama che pure, anche se con un paio di giorni di ritardo, si era congratulato con lui per la vittoria elettorale. A fine mese il premier israeliano, riconfermato a furor di popolo il 17 marzo, si prepara a ricevere con tutti gli onori colui che considera il vero presidente degli Stati Uniti d’America: lo speaker della Camera John Boehner, accompagnato da un nutrito gruppo di membri del Congresso. Una visita che si svolgerà, “casualmente”, nelle stesse ore in cui scadrà la deadline, 31 marzo, per il raggiungimento di un accordo sul programma nucleare iraniano tra i Paesi membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu, più la Germania, e Tehran. L’intesa appare vicina – il negoziato ieri è stato sospeso per qualche giorno per consentire ai delegati iraniani di partecipare ai funerali della madre del presidente, Hassan Rohani – e in caso di firma di un accordo, Boehner potrebbe, proprio da Gerusalemme, confermare l’intenzione di non rispettarlo annunciata dai Repubblicani nella lettera inviata un paio di settimane fa all’Iran.
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