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- Écrit par Carlo Tagliacozzo
- Catégorie : Italia
26.12.2015
La realtà va oltre ogni immaginazione. Coloni armati di fucile e di coltelli danzano al grido di vendetta e alla fine l'immagine del bambino Ali Dawabsheh arso vivo con i genitori da alcuni di loro ( che le autorità hanno protetto fino ad ora) viene trafitta dal coltello. Un video agghiacciante trasmesso dal canale tv 10 che ha costretto i dirigenti israeliani a dissociarsi e a condannare i protagonisti di tanta infamia. Ma sappiamo che sono prese di posizione che non mutano la situazione. I coloni sono saldamente dentro l'area del potere attraverso il loro partito al governo e Netanyahu è un loro fedele alleato e il disegno politico di pulizia etnica e di apartheid marcia alla grande essendoci solo i giovani al di fuori dei maggiori partiti a resistere. Non possiamo restare indifferenti e quindi intensifichiamo la pratica del BDS soprattutto attraverso il boicottaggio culturale e accademico punti sensibili di Israele.
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- Écrit par Raffaele Simonetti
- Catégorie : Italia
Il 14 dicembre è stata lanciata, su Change.org, una petizione Per la messa fuori legge di tutte le organizzazioni neofasciste e neonaziste
Una petizione, parecchie perplessità.
1. Sull’obbiettivo della petizione
Perché “sfondare una porta aperta” se esistono già la legge n. 645 del 20 giugno 1952 (legge Scelba) e la n. 205 del 25 giugno 1993 (legge Mancino), come peraltro ricordato nel testo dell’appello che cita la sentenza del gennaio 2010 nei riguardi di Forza Nuova?
Si chiede al Presidente della Repubblica e ai Presidenti di Camera e Senato di surrogare la normale attività delle procure, ai cui è pur sempre possibile presentare esposti e denunce?
Che gli anticorpi contro il fascismo siano sempre più deboli e che i fascisti siano sempre più aggressivi, non solo in Italia, è sotto gli occhi di tutti.
Ma è quanto meno legittimo chiedersi se l’invocato “immediato scioglimento di tutte le organizzazioni neofasciste e neonaziste” (una azione che numerose Procure competenti avrebbero quindi omesso di avviare?!) sia la via giusta per combattere il fascismo e, soprattutto, se questa petizione non si presti a letture, sviluppi e strumentalizzazioni che possono andare in direzione contraria a quella dichiarata — quanto meno in relazione alla questione palestinese.
2. Sui promotori della petizione
Chi promuove questa petizione?
Del sedicente Comitato Lombardo Antifascista non si trovano tracce pregeresse in rete.
Cliccando su Comitato Lombardo Antifascista, sotto l’oggetto della petizione, si va ad una pagina che riporta:
Questo membro condivide informazioni sulla sua attività solo con persone che conosce.
Sa tutto però Repubblica che, nel darne notizia il 15 dicembre nella pagina "Mettiamo fuorilegge i nazifascisti" include anche un box che riporta il testo dell’appello e dà conto dell’elenco dei componenti il COMITATO PROMOTORE e dell’adesione di “Partito della Rifondazione comunista Lombardia, Sinistra Anticapitalista, Partito comunista d’Italia Lombardia”.
Sa anche che l’iniziativa «punta a raccogliere 100mila firme entro aprile 2016» - c’entrerà qualcosa il fatto che in primavera a Milano si vota per eleggere il sindaco e il Consiglio comunale?
In testa al comitato promotore si trovano ANPI, ARCI, FIOM e USB.
Considerando però che alcune delle realtà sono di Roma, Trieste o del Trentino Alto Adige è difficile pensare che tutti abbiano partecipato nella stessa misura alla creazione della petizione.
Ed infatti molti dei promotori non ne hanno dato pubblicità sul loro sito o sulla loro pagina Facebook; ad esempio: l’ha fatto l’ARCI Milano ma non l’ARCI Lombardia, tra le ANPI l’ha fatto quella di Senago ma sembra l’unica.
3. Sull’immagine che accompagna la petizione
L’immagine che costituisce il logo della petizione è quella di un pugno chiuso sul cui polso è marchiato il numero 836282 – un chiaro riferimento ai numeri di matricola dei prigionieri dei campi di concentramento nazisti, che a volte veniva anche tatuati sull’avanbraccio.
Un’immagine di grande impatto, ma di certo non la più appropriata storicamente a caratterizzare una petizione antifascista e che rischia di suggerire una lettura riduttiva del fascismo.
Prima dei lager nazisti il fascismo aveva avuto altre pesanti responsabilità: lo squadrismo, i provvedimenti liberticidi con lo scioglimento dei partiti e dei sindacati non fascisti, la soppressione della libertà di stampa, di riunione o di parola, il ripristino della pena di morte, i Tribunali speciali, le politiche coloniali e i crimini di guerra in Libia e la guerra di Etiopia, il sostegno ai golpisti di Francisco Franco nella guerra civile spagnola e, infine, la scelta della guerra.
Un’immagine, in definitiva, che può favorire l’equazione semplicistica: fascismo = campi di sterminio.
4. Sul testo della petizione
Il dubbio del punto precedente è rafforzato ulteriormente dal passaggio della petizione che parla di “organizzazioni terroristiche e antisemite dello scorso secolo”.
Solo quello erano? Erano solo “antisemite”? Non erano anche (a parte i colori dei triangoli usati nei lager) contro i politici, gli omosessuali, gli zingari, i Testimoni di Geova, ecc.?
Con questa precisazione l’equazione semplicistica, almeno per quanto riguarda l’Italia, rischia di diventare: fascismo = leggi razziali.
Si ricorderà che a Gianfranco Fini, che all’inizio degli anni ’90 aveva definito Mussolini «il più grande statista del secolo», è bastato criticare le leggi razziali del ’38 come «male assoluto del XX secolo» durante la sua prima visita in veste ufficiale in Israele nel 2003 per essere sdoganato anche in quel paese.
Fa meraviglia che nessuno dei promotori o degli aderenti, in particolare i partiti che si definiscono comunisti, l’abbia notato.
E inoltre: qualcuno si è chiesto cosa accadrebbe se la petizione venisse recepita alla lettera e quale potrebbero esserne gli effetti?
Si sa che per l’Unione Europea Hamas è tuttora considerata un’organizzazione terroristica e che oggigiorno un’accusa di “antisemitismo” non si nega a nessuno.
5. Sulla pubblicità data alla petizione
Il Gruppo Editoriale L'Espresso ha riferito con molta tempestività della petizione: come già detto già il 15 dicembre ne informava e il 16 usciva su L’Espresso un pezzo di Michele Sasso e su Repubblica uno di Paolo Berizzi; sulla pagina del sito che riportava quest’ultimo pezzo anche il breve spot audio di presentazione della petizione, che si limita a citare come promotori: ANPI, FIOM, ARCI Milano, Associazione Dax, le reti antifasciste di Brescia, Cantù, Cremona, Sondrio e Varese, Memoria Antifascista e l'Osservatorio democratico sulle nuove destre.
Inoltre il 17 dicembre Repubblica aveva, ancora di Paolo Berizzi, l’intervista: Liliana Segre: "Giusto fermare i nuovi nazisti" che inizia così:
FIRMO subito la petizione, certo. Lo Stato ha il dovere di sciogliere queste organizzazioni". Liliana Segre, 85 anni, nata a Milano da una famiglia ebraica, numero di matricola 75190 tatuato sull'avambraccio, plaude alla campagna "Una firma contro il fascismo" raccontata ieri su Repubblica. Aveva 13 anni quando dal Binario 21 della stazione Centrale venne deportata al campo di Auschwitz-Birkenau. Verrà liberata un anno e mezzo dopo. È una degli ultimi sopravvissuti dell'Olocausto.
E’ pensabile che la semplice e apprezzabile intervista («Se lo Stato ha messo fuori legge il partito fascista, dovrebbe fare la stessa cosa con queste formazioni», «Le leggi ci sono. Bisogna solo applicarle») contribuisca ad aumentare il numero dei firmatari della petizione e vogliamo lasciare alla signora Segre l’illusione che quest'ultima sia efficace nel fermare i nuovi nazisti.
Né le chiederemo se, oltre ai fascisti di casa nostra (purtroppo realmente pericolosi per i malcapitati vittime delle loro vili azioni squadristiche) ha avuto notizia delle ben più consistenti azioni dichiaratamente neonaziste e anti-russe in Ucraina. Che l’Italia e i governi europei non solo si guardano dal denunciare e condannare, ma di fatto sostengono, aderendo supinamente alle sanzioni contro la Russia decise dagli Usa.
Però piacerebbe sapere se ha almeno saputo che nella sua città lo scorso 18 ottobre si è tenuta, davanti la sinagoga di via Guastalla, la maratona oratoria “PER ISRAELE, LUCE SULLA VERITA’” durante la quale ha parlato, dopo l’ambasciatore di Israele Naor Gilon, religiosi ed esponenti della comunità ebraica anche il consigliere comunale Riccardo De Corato (Giovane Italia, Fronte della Gioventù, MSI).
La cronaca de Il Giorno ha riferito anche che c’è stata un'ebrea italiana che gli ha urlato “fascista!”, ma i presenti l'hanno zittita: «Dobbiamo far parlare tutti anche i fascisti».
È troppo chiedere che l’antifascismo sia tale 365 giorni l’anno e prescinda dal rango sociale o politico dei soggetti?
6. Sul contesto in cui nasce questa petizione
Da quanto detto è chiaro almeno il (nostro) sospetto di un’operazione propagandistica favorita dal Gruppo L’Espresso - ma diversi recenti episodi, elencati di seguito, possono anche far pensare che il tutto si inserisca in un “clima” più ampio di ipersensibilità e iperattivismo delle Comunità ebraiche e/o dell’ambasciata di Israele verso ogni critica ad Israele o a chi la sostiene.
Il 17 dicembre tutte le principali testate denunciavano, con titoli più o meno truculenti, la “black-list” o la “lista di proscrizione” degli ebrei presente sul sito di Radio Islam e su cui la procura di Roma ha addirittura aperto un’inchiesta ed ha già richiesto l’oscurazione del sito.
Peccato che la lista, da alcuni spacciata per “recente”, sia la stessa che ho notato nell'agosto 2013 e sia sostanzialmente la stessa che era sul sito di Stormfront (tuttora visibile nella cache di Google) e che dette luogo a polemiche simili alle attuali, ma con toni ben diversi: il 12 gennaio 2011 Repubblica titolava l’articolo di Marco Pasqua (giornalista spesso apprezzato dal sito ultrasionista informazionecorretta.com) così: Neonazisti, la lista della vergogna "Ecco i nomi degli ebrei italiani".
In questi giorni i titoli sono stati: Sito islamico come i nazisti: liste di proscrizione di ebrei (il Giornale), Terrorismo, sul sito Radio Islam lista di «ebrei influenti in Italia» (Corriere).
Oggi 21 dicembre interviene addirittura Paolo Mieli che dà un'intervistato a Luca Telese su Libero che titola — con misura ma categoricamente — «La lista degli ebrei su Radio Islam è pericolosa».
Giudichi chi legge se la pagina di Radio Islam, correttamente intitolata Lista degli ebrei influenti italiani meriti tanto clamore e non sia molto più misurata di tante pagine di siti sionisti, per non parlare dei titoli che fa Maurizio Belpietro.
La cancellazione, da parte dell’ANPI Roma, della presentazione del libro del giornalista Alan Hart ‘SIONISMO: IL VERO NEMICO DEGLI EBREI’ che avrebbe dovuto tenersi il 7 dicembre presso la loro sede di via Galilei.
Questo episodio di subalternità è particolarmente grave perché vi hanno contribuito anche presidenti ANPI di altre città ed è intervenuto addirittura il presidente nazionale ( Carlo Smuraglia: "L'Anpi come sempre è vicina alla comunità ebraica" ).
Le proteste e il tentativo di bloccare nuovamente il libro di Alan Hart il 9 dicembre alla Fiera del Libro di Roma; questa volta, però, respinte dagli organizzatori.
Lo smacco alla Fiera del Libro ha fatto “infuriare” la comunità ebraica e per protesta il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, ha disertato un incontro che avrebbe dovuto tenersi lo stesso giorno sempre alla Fiera ( "Libro antisemita", e il rabbino diserta la fiera ).
Le proteste, a fine novembre, della Comunità ebraica al sindaco di Livorno (M5S) in relazione ad un intervento di un consigliere comunale, alla celebrazione della “Giornata per la Palestina” ed anche per uno striscione comparso durante la kermesse ‘Effetto Venezia’.
Fatti che hanno dato alla riflessione di Patrizia Cecconi: Cos’è successo a Livorno, e non solo? Un nuovo spettro si aggira per l'Europa
La grave ingerenza dell’ambasciatore di Israele per bloccare il Convegno internazionale organizzato a Trieste da Salaam Ragazzi dell’Olivo il 28 novembre “Palestina tra diritti negati e prospettive future” e che ha provocato la decisione del Comune di togliere il simbolo, comunicata tre giorni prima dell'inizio — su LIBERA.TV: TRIESTE : Israele ordina il Sindaco obbedisce – Convegno Palestina e TRIESTE : il Comune ammette l’ingerenza di ISRAELE – Abbiamo obbedito ma poco.
Sul sito di Salaam di Trieste le due lettere dell'associazione pubblicate dal Piccolo a dicembre.
La proposta di legge presentata il 2 ottobre 2015 dal deputato del PD Emanuele Fiano – già presidente della Comunità ebraica milanese e consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, e da altri 63 parlamentari intitolata Introduzione dell'articolo 293-bis del codice penale, concernente il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista di cui si trascrive il primo e unico articolo:
1. Nel capo II del titolo I del libro secondo del codice penale, dopo l'articolo 293 è aggiunto il seguente:
«Art. 293-bis. – (Propaganda del regime fascista e nazifascista). – Chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero delle relative ideologie, anche solo attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne richiama pubblicamente la simbologia o la gestualità è punito con la reclusione da sei mesi a due anni.
La pena di cui al primo comma è aumentata di un terzo se il fatto è commesso attraverso strumenti telematici o informatici».
E’ evidente il formalismo della proposta e il tentativo di allargare con molta discrezionalità i comportamenti sanzionati (saranno esaminati anche i tatuaggi?); da notare anche l’accanimento verso la rete il cui utilizzo costituirebbe un’aggravante.
In considerazione del fatto che nei “contenuti propri” e nelle “relative ideologie” del fascismo c’è anche l’antisemitismo, è lecito chiedersi se tanta solerzia antifascista non preluda a precostituire le condizioni per estendere le misure repressive ai sostenitori della causa palestinese giocando sulla strumentale confusione che si fa tra antisionismo, critiche ad Israele ed antisemitismo?
23 dicembre 2015
Raffaele Simonetti
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- Écrit par Marinella Correggia
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pressenza, 20.08.2015

Ipocrisia del Pd e di tutti gli altri sostenitori di guerre
Dopo l’ennesimo indicibile orrore, l’esecuzione a Palmyra dell’82enne archeologo siriano Khaled al Asaad, per mano dei terroristi del sedicente Stato islamico, in Occidente è una corsa da parte di tutti – governi, giornalisti, politici – a fregiarsi della sua memoria. Strumentalizzando la sua morte. Ad esempio il martire sarà commemorato alle feste del Pd, ha comunicato il premier Renzi.
Lire la suite : Palmyra. L’Occidente ha armato la mano degli assassini
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- Écrit par Paolo Rizzi
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La città futura, 4 dicembre 2015
Un accordo di “amicizia” con i coloni
A prima vista sembrerebbe un’attività di gemellaggio come tante altre, una piccola provincia montana italiana che facilita scambi culturali ed economici con una piccola provincia montana israeliana. Solo un piccolo dettaglio: Shomron non è una provincia israeliana, è una colonia all’interno della Cisgiordania.
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- Écrit par ANPI
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"Per un'irriducibile volontà di pace": questo il titolo di un manifesto che Anpi, Cgil, Cisl, Uil hanno sottoscritto dopo i tragici fatti di Parigi. Manifesto a cui ha aderito l'Arci.
Questo il testo:
Ci rivolgiamo, con profonda preoccupazione, alle cittadine e ai cittadini italiani, ai Parlamentari, al Governo, alle alte cariche dello Stato. Si è di fatto creata una drammatica situazione mondiale, foriera di possibili disastri per tutti. Il terrorismo colpisce e minaccia nelle forme più barbare, cercando di creare una situazione di insicurezza totale. A questo si uniscono tensioni e vicende non meno premonitrici di tempesta. Siamo sull'orlo di un baratro da cui, in altri tempi, sono scaturiti orrore, morte e guerre. Assistiamo ad un'accelerazione di incontri, accordi, azioni, dallo sfondo preminentemente militare, che evidenziano un pericolosissimo accantonamento del primo e fondamentale obiettivo di chi deve decidere sulle sorti del mondo: la politica della pace, l'esigenza di affrontare le questioni alla radice, di aver chiaro il quadro delle parti in campo, di avviare rapporti e risoluzioni, anche dure, in campo diplomatico, e soprattutto la necessità di considerare come strumento fondamentale per la risoluzione delle controversie e dei problemi internazionali, l'intesa leale e sincera fra tutti i Paesi che intendono seriamente combattere e sconfiggere, in ogni sua forma, la violenza. Ma per fare questo occorre trasparenza e una irriducibile volontà di pace, sottratta ad ogni interesse personalistico e nazionalista.
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