presso la Repubblica Italiana, Roma.

Illustre Ambasciatore,

Le scriviamo per chiederle di comunicare al Suo Governo le nostra richiesta di liberare immediatamente, prima che sia troppo tardi, il prigioniero politico Palestinese Mohammed al Qeeq. imprigionato da mesi senza accuse specifiche da cui possa difendersi secondo le norme in uso nei Paesi civili.

Come Lei sa, Mohammed Al-Qeeq giace in fin di vita in un ospedale israeliano. Il giornalista palestinese di 33 anni, strappato alla sua casa di Ramallah, all’alba del 21 novembre 2015, con la generica accusa di aver incitato i media contro Israele, cioè di aver fatto il suo mestiere di giornalista esprimendo in libertà il suo pensiero, è stato posto in detenzione amministrativa, dopo aver subito un interrogatorio durato 25 ore consecutive, ammanettato e legato ad una sedia con le mani dietro la schiena, bendato e privato del sonno.  Per protestare contro le torture subite durante l’interrogatorio e contro l’illegalità della sua detenzione, senza accusa e senza processo,  il 25 novembre ha iniziato uno sciopero della fame.  Ora si trova nell’ospedale di Haemek, incatenato mani e piedi al letto. Secondo l’associazione israeliana Physicians for Human Rights è stato sottoposto forzatamente ad una infusione di liquidi, sali e vitamine.

Ad Al-Qeeq è stata negata la visita di un medico indipendente, mentre il direttore dell’ufficio legale della Società Palestinese per i prigionieri, Jawad Boulus che lo ha potuto visitare, ha dichiarato che il prigioniero ha sottoscritto una dichiarazione giurata nella quale si afferma che egli ha scelto di fare lo sciopero della fame volontariamente, ben sapendo che esso si sarebbe potuto concludere con un danno fisico irreversibile oppure con la morte.

 Siamo informati del fatto che Israele adotta questo tipo di imprigionamento illegale ed inumano in larga scala, anche contro minori: in questo momento sono decine i minorenni imprigionati senza prove che abbiano commesso alcun reato, nell’impossibilità di comunicare con i loro famigliari e con un legale difensore. Sono stati documentati anche casi di tortura fisica.

Contro ogni diritto, i Palestinesi prigionieri in “detenzione amministrativa” vengono poi processati da tribunali militari, mentre gli israeliani ebrei da tribunali civili. Questa diversità di trattamento è inaccettabile, e  La preghiamo di comunicare questo nostro giudizio al Suo Governo. Per parte nostra, comunichiamo questi fatti al Governo Italiano, e a mezzi di comunicazione pubblica.

Con la nostra considerazione,

Rete degli Ebrei Contro l’Occupazione

Un Ponte Per…

FIOM-Federazione Impiegati Operai Metallurgici

 

Roma, Gennaio 2016