5 febbraio 2016

per l’incontro a Paderno Dugnano, per la presentazione del libro di Alan Hart, “Sionismo: Il vero nemico degli Ebrei”.

Cari amici e compagni,

ringrazio gli organizzatori di questo Convegno di avermi invitato a Paderno Dugnano per assitere alla presentazione del libro di Hart “ Sionismo: il vero nemico degli Ebrei”.

Questo titolo riassume bene la attuale situazione politica internazionale, perché il sionismo, oggi, non è distinguibile dal nazionalismo. Ed il nazionalismo, per il Paese che lo adotta come idea guida della sua politica, porta ad un regime fascista la suo interno, ed un susseguirsi di guerre con altri Paesi, vicini e lontani. In Italia ne abbiamo avuto tristissima esperienza: il nazionalismo è stato sempre alla base dell’ideologia fascista della dittatura e delle guerre del fascismo.

In Israele, l’ideologia nazionalista ha come idea base la Nazione Ebraica, in nome della quale ha occupato la terra di Palestina cacciandone i Palestinesi che ivi vivevano, togliendo a quelli rimasti ogni libertà e rendendo la loro vita dolorosa con la continua ingiusta oppressione che tutti conoscete. L’ideologia nazionalista in Israele è fondata su razza e religione, ed ha causato continue violenze  sin da prima della dichiarazione di Indipendenza dello Stato Ebraico nel 1948. Continue guerre  contro il popolo palestinese privandolo di ogni libertà, espropriandolo di casa e terra, umiliandolo con la soppressione dei diritti umani più elementari, ostacolando e immiserendo la sua economia. Ora, da alcuni anni ormai, anche le libertà democratiche per gli israeliani ebrei vengono progressivamente limitate, nelle scuole si insegnano falsità storiche per inculcare nei bambini e nei giovani odio e disprezzo contro i palestinesi arabi, ed il senso di superiorità razzista. A questo si va aggiungendo sempre più duramente il carattere di Stato confessionale, dominato da fanatici religiosi che sempre più riescono ad imporre le regole della antica religione ai loro concittadini non credenti.

Il risultato è che Israele si è realizzato come Paese aggressivo, razzista che disprezza il popolo che ha espropriato di terra, libertà e beni. E mette a rischio la pace nel mondo intero, a causa della situazione geopolitica mondiale, dominata dagli opposti nazionalismi di molti Paesi.

Il popolo palestinese è esemplare per la sua volontà de Resistenza all’oppressione, e penso che questa resistenza sia del tutto simile a quella dei popoli europei contro il nazifascismo, nell’Europa dominata dalla svastica tra il 1939 ed il 1945.  

In Europa e negli USA la volontà di sostenere libertà, giustizia e pace per i Palestinesi  è di persone e gruppi, associazioni e movimenti: ma i governi, con l’enorme potere coercitivo degli stati moderni, sono dalla parte di Israele, e le recenti proposte di riconoscere uno Stato di Palestina senza territorio non cambia sostanzialmente le cose. Con Israele i governi occidentali hanno una costosa cooperazione militare, e privilegiati rapporti commerciali e culturali. Israele esercita una enorme influenza su tutti i governi occidentali, soprattutto gli USA, imponendo la propria volontà politica in tutte le decisioni importanti che riguardano il Medio Oriente e non solo.

Per attuare una solidarietà reale con i Palestinesi, l’azione dell’Europa potrebbe essere efficace se la Comunità Europea prendesse provvedimenti forti contro la violazione continua da parte di Israele delle norme stabilite dalle Nazioni Unite per la Palestina, e in appoggio alla costituzione da parte dei Palestinesi delle strutture politiche che meglio crederanno, ed al loro riconoscimento generale. A nulla servirebbe il formale riconoscimento di uno Stato di Palestina, accanto ad Israele, se allo Stato Palestinese non vengono garantiti confini sicuri ed aperti al resto del mondo: e prima di tutto, la cessazione dell’occupazione militare e da parte dei coloni israeliani.

 L’Europa e gli USA hanno pagato e stanno pagando ad Israele risarcimenti finanziari di grande rilievo per le persecuzioni nazifasciste culminate nella Shoah, e li pagano allo stato ebraico, cioè solo agli ebrei israeliani, sotto forma di armi, infrastrutture e privilegi commerciali e culturali. Mentre molto poco hanno dato ai palestinesi, che hanno diritto di essere risarciti da chi ha imposto loro l’invasione della loro terra da parte degli ebrei europei sopravvissuti alla Shoah, ed anche di molti ebrei di altri Paesi mai assoggettati al dominio nazista. In questo modo l’Europa ha scaricato sui Palestinesi le proprie colpe  contro gli Ebrei culminate con la Shoah, un crimine di genocidio tutto europeo, di cui i palestinesi non portano alcuna responsabilità. Gli USA hanno le maggiori responsabilità dell’appoggio incondizionato alle peggiori politiche di persecuzione razzista da parte di Israele, di cui sono complici da decenni. Per metter fine a questo stato di estrema ingiustizia, molto potrebbero contribuire le comunità degli ebrei residenti fuori da Israele, che sono invece per la grande maggioranza schierate, per sentimenti ultranazionalisti pro-Israele, a giustificare qualsiasi ingiustizia commessa dallo stato ebraico.

Come italiani ed europei, crediamo che i nostri governi debbano risarcire i Palestinesi dell’offesa e danno enorme loro provocato causando l’occupazione della loro terra da parte degli Ebrei: si adottino le giuste scelte etiche e politiche che la situazione impone e si dedichino le risorse, oggi spese per armare il già potentissimo Israele, a promuovere lo sviluppo della Palestina tutta, in modo da renderla capace di accogliere il ritorno nella loro terra dei profughi che lo desiderino, molti dei quali vivono ormai da tre generazioni in campi profughi, spesso in condizioni inumane. E’ questo un impegno a cui l’Occidente non può sottrarsi: il suo complesso di colpa per la Shoah non può renderlo complice di una seconda persecuzione razzista, quella contro i Palestinesi. Ai Palestinesi spetta il diritto di decidere quale tipo di società costruire per sé ed i loro figli, tenendo conto della realtà esistente nella regione. Noi non possiamo certo imporre una soluzione (uno o più stati, secondo nostre preferenze) a questo difficile problema, ma solo assicurare loro condizioni di libertà e parità nei rapporti che inevitabilmente dovranno stabilire con il governo ed il popolo israeliano.

In mancanza di pacificazione in Palestina e dintorni, la minaccia di una guerra che ha tutte le premesse per diventare mondiale diventa sempre più reale, coinvolgendo le grandi potenze e le medie e piccole che le seguiranno.

 Esistono, in Israele e fuori, ebrei che hanno chiaro il proposito di render giustizia ai Palestinesi: studiosi ed attivisti che studiano i documenti storici dell’oppressione sionista, di cui oggi qui si presenta un importante libro, ed altri che avete anche conosciuti in questi giorni a Milano, e che da anni lottano per render giustizia ai Palestinesi.

Voglio finire con una nota di ottimismo, che prendo da Gramsci, scritto in un momento in cui tutto andava male: anche se la ragione critica ci porta al pessimismo, conservare l’ottimismo della volontà.

Quindi continuare la lotta per diffondere la verità, lavorare per giustizia, libertà ed uguaglianza. E pace.