È in vigore dalle 2 di notte di venerdì 21 maggio un cessate il fuoco tra Israele e Hamas, raggiunto con la mediazione dell'Egitto dopo undici giorni di
bombardamenti, vittime e distruzioni. Resta il dolore per tutte le vittime e le distruzioni, resta l’angoscia per il futuro. Speriamo che la tregua duri.
Ma le motivazioni che erano all’origine di questa situazione non sono facili da rimuovere; non si può oscurare la profonda differenza tra le parti, e non solo nella contabilità delle morti e delle devastazioni, decisamente più pesanti quelle a scapito della Palestina.
La Palestina è un paese sotto occupazione israeliana militare ed economica da decenni e alle/ai palestinesi non sono riconosciuti uguale dignità umana e uguali diritti di cittadinanza. Benché esaltato come “l’unica democrazia del Medio Oriente”, con le sue leggi e le sue pratiche Israele si conferma uno stato di apartheid. (v. Human Rights Watch https://hrw.org e B'tselem. https://btselem.org )
Noi Donne in Nero di molti Paesi cerchiamo di restare in contatto con donne che in Palestina e Israele vivono e prendono iniziative nella prospettiva di convivenza tra coloro che abitano quelle terre da anni, da secoli o anche da millenni.
Citiamo le nostre amiche di Isha L’Isha, di cui condividiamo le parole: (https://isha.org.il/?lang=en Da donna a donna, associazione fondata nel 1983, il più antico centro femminista in Israele. Ha sede a Haifa e lavora principalmente nella parte settentrionale di Israele.)
L'11 maggio Isha L'Isha ha organizzato una manifestazione di femministe ebree e palestinesi contro l'escalation violenta a cui stiamo assistendo. Circa 150 donne e uomini sono scese/i in strada per unirsi a noi nella nostra richiesta di porre fine al ciclo di violenza: la violenza del lancio di bombe e missili per uccidere persone, la violenza della polizia per controllare le persone, la violenza delle demolizioni di case e sfollamenti forzati che lasciano le persone senza una casa, la violenza dei coloni che porta via la vita e il sostentamento delle persone, la violenza patriarcale contro le donne e il corpo delle donne, la violenza sui bambini, la violenza dell'incitamento a opprimere ed emarginare le persone, la violenza dell'esclusione e della divisione, la violenza della paura, della repressione e della discriminazione.
Come donne femministe, crediamo nell'uguaglianza, nel dialogo e nella relazione. Solo un riconoscimento reale e profondo del diritto di ciascuna/o di noi a vivere una vita piena e prospera come individui, nelle nostre comunità e nella sfera pubblica e politica, può portare alla fine della violenza e alla pace sostenibile. Questo riconoscimento è complesso, difficile e pieno di contraddizioni. Non porta soluzioni facili, né giustizia assoluta. Eppure, dobbiamo sostenerlo e preservarlo.
Donne in Nero della Casa delle Donne di Torino
Le Donne in Nero:
Il movimento delle Donne in Nero, nato in Israele nel 1988, è presente ormai in diversi paesi del mondo e si caratterizza attraverso una forte opposizione alla guerra, al patriarcato e al militarismo.
In tutte le situazioni di conflitto che coinvolgono i propri governi, le Donne in Nero rifiutano la logica delle armi e del nazionalismo, scegliendo di parlare in prima persona, di rifiutare il ruolo di passività tradizionalmente loro imposto, assumendo una responsabilità individuale di resistenza alla guerra e a tutto ciò che essa comporta in termini di distruzione, odio, esclusione.
Al linguaggio violento dell’ideologia e della propaganda militarista, le Donne in Nero oppongono una forma di comunicazione silenziosa, espressa attraverso il loro corpo “esposto” sulle strade e sulle piazze.
Il nero, colore del lutto e della perdita, viene consapevolmente assunto come strumento per denunciare il prevalere di una cultura di morte.
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